Cosa fa una banca centrale?
Con poco più di un secolo di storia alle spalle, le banche centrali sono creature relativamente nuove nell’ecosistema economico. Sono nate quasi ovunque come banche private con la funzione di “banca delle banche” alle quali i governi concedevano particolari privilegi e responsabilità. (come quella di emettere moneta o di vigilare sulle altre banche) Nel corso del Novecento queste particolari “responsabilità” sono aumentate, fino al punto da rendere necessaria la loro trasformazione in enti pubblici, con vari gradi di indipendenza dal potere politico (è un tema, quello della loro indipendenza, tra i più discussi e controversi ancora oggi).

In Italia questo passaggio avvenne nel 1936, quando la Banca d’Italia, creata come società privata dalla fusione di quattro delle principali banche del paese, fu trasformata in un istituto di diritto pubblico, qualifica che ha ancora nonostante quello che si sente spesso dire (con la legge bancaria del ’36 di fatto tutto il sistema bancario italiano fu reso pubblico e lo rimase praticamente fino agli anni Novanta).

Come il governo influenza l’Istituto

I vertici della Banca d’Italia, infatti, come il governatore e i suoi vice, sono nominati dal presidente della Repubblica su proposta del presidente del Consiglio. A parte questo passaggio, però, il governo non ha altro modo diretto di influenzare l’istituto che da decenni mantiene una tradizione di indipendenza e autonomia dal potere politico e può contare su un personale preparato e selezionato rigorosamente che si considera una sorta di élite della pubblica amministrazione.

Compiti di Banca d’Italia: Ieri e oggi

Per quasi tutto il dopoguerra la Banca d’Italia, come le sue omologhe in giro per il mondo, si è occupata di regolare la quantità di moneta in circolazione (alzando o abbassando il tasso di interesse con cui prestava denaro alle altre banche), di vigilare sulle banche che operavano in Italia e di fare studi e ricerche su tematiche economiche. Con l’entrata nell’euro la prima funzione è cessata: non è più la Banca d’Italia a decidere i tassi di interesse. Se ne occupa invece la BCE, all’interno della quale la Banca d’Italia ha i suoi rappresentanti come tutte le altre banche centrali degli stati membri.

Non è invece stato toccato il servizio studi della Banca d’Italia, che produce alcune delle più importanti ricerche nazionali in campo economico e statistico. Anche le attività di vigilanza secondaria, come quelle contro il riciclaggio, sono svolte autonomamente dalla banca. La parte più importante delle attività di controllo, quella che riguarda le banche, ha invece una storia più complicata.

FONTE: Il Post

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *